M. è amica di Mr. Greg, ha dieci anni e frequenta la quinta classe della scuola primaria mista. In genere ha lezione dalle sette di mattina alle 17 e a volte si ferma anche fino alle diciotto per fare prove di canti e balli se ci sono eventi in vista. M. vive nel nostro stesso compound (i genitori fanno parte del personale della scuola femminile), è una nostra vicina di casa.
M. la mattina prima di andare a scuola deve lavare i piatti e andare a riempire tre taniche di acqua alla fonte, quando rientra da scuola spesso il suo compito è quello di lavare i pavimenti. In questi compiti si alterna con sua cugina, più o meno della sua stessa età, che però purtroppo non frequenta la scuola, non ci sono abbastanza soldi per pagare le tasse scolastiche.
A M. è permesso venire a giocare con me e Mr. Greg (il suo passatempo preferito da quando siamo arrivati) solo quando ha finito i lavori di casa, anche durante il week end. Se non obbedisce arrivano le bacchettate sulle gambe, ed è già successo.
J. ha quindici anni, è una nostra vicina di casa: vive con la zia e i cuginetti. La sua famiglia vive in un’altra regione. La zia è insegnante nella scuola privata femminile di fronte a casa nostra. J. ha interrotto la scuola l’anno scorso poiché la sua famiglia non poteva più permettersela, spera di ricominciare l’anno prossimo la classe seconda della secondaria. Durante questo anno “sabbatico” cura i cuginetti di un’ anno e mezzo e quattro anni e la figlia di otto mesi di un’altra insegnante, cucina, lava, coltiva…e porta i bimbi sotto al nostro portico per giocare con Greg. Siamo diventate amiche e chiacchieriamo molto, in fondo condividiamo tante cose…le nostre vite sono simili con la sola differenza di 15 anni e che io faccio la metà di quello che fa lei ! Mi chiede molto della nostra vita, dice di non volersi sposare e avere bambini: “sono solo problemi:il marito ti picchia, vuole sempre tutto pronto e non ti da mai i soldi per mandare avanti la famiglia”. Al suo villaggio di origine spesso le ragazzine di 12 o 13 anni vengono date in spose a uomini adulti, gli accordi li prende il padre e non ci si può opporre.
Gregorio intanto gioca con tutti loro e li adora e loro adorano lui…chissà se un giorno parleranno di quanto siano diverse le loro vite..per adesso nei giochi si divertono e ridono un sacco tutti insieme, e basta.
giovedì 30 ottobre 2008
venerdì 24 ottobre 2008
24.10.08 DEL PIU’ E DEL MENO
Qua tutto procede come al solito, siamo in piena scuola e vicini agli esami di fine anno. Qua infatti l’anno scolastico inizia a gennaio-febbraio e termina a dicembre; è diviso in tre trimestri e dunque ora siamo agli sgoccioli così non si sentono più le bambine del collegio a fianco a noi cantare fino a tarda sera (per fortuna!), gli articoli di giornale sono molto concentrati sulla fine dell’anno e su come prepararsi bene agli esami, cosa è meglio mangiare , quanto dormire..etc un po’ come da noi a giugno.
Il lavoro di Matte all’ospedale procede bene: sempre in giro a fare supervisioni in altri villaggi o chiuso per ore in riunioni eterne….però è contento.
Io e il Greg in queste giornate uggiose di piena stagione delle piogge siamo costretti a stare molto in casa e anche le visite degli amici si sono un po’ diradate (in realtà dandomi un po’ di sollievo da questo nuovo ruolo di baby sitter di una decina di bambini) a causa del maltempo. I passatempi del Mr. di questi giorni sono: giocare a nascondino, giocare con i legnetti (che troviamo nascosti in ogni anfratto della casa), guardarsi specchiato nella porta a finestra dell’ingresso, aprire tutti gli armadi a portata della sua altezza e rovesciarne il contenuto (soprattutto quello di cucina con tutte le pentole che fanno un rumore spettacolare e molto molto rilassante per la mamma!), attaccarsi alle prese di corrente e tirare qualsiasi cavo a portata di mano…compreso quello di internet mentre siamo connessi che già non funziona in maniera ineccepibile ma forse a questo punto la causa non è del gestore telefonico…
Nei rarissimi momenti liberi da Mr Greg-terremoto sto leggendo un libro di cui vorrei condividere con voi alcune righe che ritengo molto interessanti e magari spunto per qualche riflessione:
“Secondo il rapporto dell’United Nations Development Program del 1998 (…)
Le tre persone più ricche del mondo dispongono di una fortuna superiore al Pil totale dei 48 paesi più poveri.
Il patrimonio delle 15 persone più ricche del mondo è superiore al Pil di tutta l’Africa sub sahariana.
Il patrimonio delle 32 persone più ricche del mondo è superiore al Pil dell’Asia del Sud.
Il patrimonio delle 84 persone più ricche del mondo supera il Pil della Cina con il suo miliardo e duecento milioni di abitanti!
Infine, i 225 più grandi patrimoni del mondo ammontano a oltre 1000 miliardi di dollari, cifra che corrisponde al reddito annuo del 47% degli individui più poveri della popolazione mondiale, cioè due miliardi e mezzo di persone!”
(Serge Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo, Bollati Boringheri, Torino 2005.)
Il lavoro di Matte all’ospedale procede bene: sempre in giro a fare supervisioni in altri villaggi o chiuso per ore in riunioni eterne….però è contento.
Io e il Greg in queste giornate uggiose di piena stagione delle piogge siamo costretti a stare molto in casa e anche le visite degli amici si sono un po’ diradate (in realtà dandomi un po’ di sollievo da questo nuovo ruolo di baby sitter di una decina di bambini) a causa del maltempo. I passatempi del Mr. di questi giorni sono: giocare a nascondino, giocare con i legnetti (che troviamo nascosti in ogni anfratto della casa), guardarsi specchiato nella porta a finestra dell’ingresso, aprire tutti gli armadi a portata della sua altezza e rovesciarne il contenuto (soprattutto quello di cucina con tutte le pentole che fanno un rumore spettacolare e molto molto rilassante per la mamma!), attaccarsi alle prese di corrente e tirare qualsiasi cavo a portata di mano…compreso quello di internet mentre siamo connessi che già non funziona in maniera ineccepibile ma forse a questo punto la causa non è del gestore telefonico…
Nei rarissimi momenti liberi da Mr Greg-terremoto sto leggendo un libro di cui vorrei condividere con voi alcune righe che ritengo molto interessanti e magari spunto per qualche riflessione:
“Secondo il rapporto dell’United Nations Development Program del 1998 (…)
Le tre persone più ricche del mondo dispongono di una fortuna superiore al Pil totale dei 48 paesi più poveri.
Il patrimonio delle 15 persone più ricche del mondo è superiore al Pil di tutta l’Africa sub sahariana.
Il patrimonio delle 32 persone più ricche del mondo è superiore al Pil dell’Asia del Sud.
Il patrimonio delle 84 persone più ricche del mondo supera il Pil della Cina con il suo miliardo e duecento milioni di abitanti!
Infine, i 225 più grandi patrimoni del mondo ammontano a oltre 1000 miliardi di dollari, cifra che corrisponde al reddito annuo del 47% degli individui più poveri della popolazione mondiale, cioè due miliardi e mezzo di persone!”
(Serge Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo, Bollati Boringheri, Torino 2005.)
giovedì 16 ottobre 2008
16.10.08 UN NUOVO MODO DI PARLARE DI AIDS
Qualche tempo fa abbiamo approfittato di un’altra occasione per andare in giro per villaggi ( ogni lasciata è persa per vivere un po’ di vita rurale!) e questa volta scoprire un nuovo modo per fare informazione sull’Aids. L’ospedale di Naggalama collabora con una ong locale (MUMYO Mukono Multi-purpose Youth Organisation-www.mumyouganda.org) che svolge diverse attività tra cui anche sensibilizzazione sanitaria e con l’ospedale collabora in particolare con la clinica HIV. Ci siamo aggregati ad un’ uscita durante la quale i volontari di Mumyo andavano per villaggi a fare test HIV alle persone che si presentavano volontariamente e fare sensibilizzazione attraverso canzoni e recite.
La giornata si è così svolta: partenza alle 13 di sabato dall’ospedale con le macchine, la scelta dell’orario a metà giornata è perché in genere il sabato è la giornata in cui la gente va a coltivare i campi ( i contadini ci vanno tutti i giorni ma chi ha un lavoro diverso puo’ andare a coltivare solo il sabato, e tutti hanno almeno un campicello) dunque solitamente la mattina, prima delle 14, non si trova nessuno in giro o disposto ad ascoltare.
Siamo partiti con le macchine e abbiamo recuperato vari membri dell’organizzazione lungo la strada tanto da stiparci in macchina in una decina, compreso il tamburo gigante con il quale avrebbero suonato di lì a poco.
Dopo un’ora abbondante di sterrato (durante la quale, come al solito, il Greg si è pacificamente addormentato) abbiamo raggiunto il villaggio che era la nostra meta. Abbiamo parcheggiato e scaricato la poche cose di allestimento di cui il gruppo aveva bisogno. Ci trovavamo di fronte al centro sanitario di villaggio, di secondo livello, dunque con possibilità di degenza. Io e Matte ci siamo stupiti della pulizia e ordine che trasparivano a colpo d’occhio, io mi sono anche recata alla toilette che consisteva in una latrina ma tutto sommato non puzzava neanche troppo e soprattutto c’era un bastoncino appeso al muro al quale era attaccata la carta igienica e fuori si trovava una piccola tanica piena d’acqua per lavarsi le mani! Comunque, ci siamo stupiti di questa pulizia e attrezzature anche perché guardandoci intorno eravamo immersi nella natura, più precisamente ci trovavamo molto vicini alla Mabira Forest, una foresta primaria che si trova poco lontano. Alzando lo sguardo sembrava di essere in mezzo al nulla e abbassandolo si poteva scorgere il generatore che dava la possibilità di avere lampadine in tutto il centro e probabilmente anche un frigorifero.
Dopo esserci sistemati i volontari di Mumyo (persone di diverse età, estrazione sociale, sia maschi che femmine) vestiti con gonna o pantaloni neri e la maglietta dell’associazione hanno appeso una stoffa colorata su due alberi ( ed ecco fatta la scenografia!) e si sono posizionati: loro e il tamburo. Hanno iniziato a cantare l’inno del Buganda (uno dei quattro regni di cui è composta l’Uganda e che corrisponde alla zona dove ci troviamo noi) durante il quale tutti gli spettatori si sono alzati e con tanto di mano sul cuore hanno cantato tutti insieme.
Finalmente sono iniziate le canzoni di prevenzione sull’AIDS, sull’igiene etc accompagnate dal tamburo e con qualche scenetta durante le quali il pubblico rideva divertitissimo.
In Uganda, ma anche in Tanzania, il canto o i poems vengono usati moltissimo come comunicazione sociale e sanitaria, la gente, anche gli analfabeti, in questo modo possono ricevere il messaggio in maniera accattivante e divertente e forse anche ricordare facilmente qualche strofa. E’ frequentissimo nelle scuole durante qualsiasi tipo di manifestazione vedere e ascoltare le scolaresche danzare a ritmo di canzoni che spiegano come prevenire la malaria, parlano di astinenza sessuale contro l’aids, insegnano le norme igieniche basilari…
Il canto e i tamburi qua sono davvero una parte fondamentale della vita della gente, a tutti i livelli sociali e a tutte le età.
Dunque anche nel nostro caso il modo migliore per far passare un messaggio importante come quello della prevenzione all’aids è cantare e i ragazzi di Mumyo si vedono tre volte a settimana per prepararsi e il sabato prestano le loro voci a servizio di questa grande causa.
Finito lo spettacolo di un’ora circa e accolti i dovuti applausi, ci siamo spostati in un altro villaggio, piu’ popoloso e vicino alla strada principale, lì ci siamo posizionati di fronte ad una scuola. All’interno di un’aula alcuni volontari di Mumyo e qualche infermiera e tecnici di laboratorio dell’ospedale di Naggalama eseguivano i test dell’HIV a chi si presentava volontariamente, facevano compilare una scheda e nel giro di qualche ora i risultati erano pronti e un paio di volontari formati e ben preparati facevano consulenza a chi chiedesse informazioni e soprattutto a chi veniva dato un risultato positivo (a fine giornata 8 sono risultati positivi su una sessantina che hanno fatto il test). Il “counselling” è una parte fondamentale di accompagnamento della persona infetta, attraverso il consulente ben preparato alla persona viene spiegato a cosa andrà incontro, quali sono i successivi passaggi e controlli che dovrà affrontare, viene seguito psicologicamente e gli si spiegano le possibilità di utilizzo di farmaci antiretrovirali e le relative conseguenze etc.
Mentre all’interno della scuola si svolgevano questi delicatissimi dialoghi, all’esterno gli altri volontari si esibivano di nuovo in canzoni e in un drama di circa un paio d’ore (una sorta di spettacolo teatrale) con tanto di costumi (molto semplici, si intende) che inscenava una situazione di vita quotidiana e il cuore era ovviamente sensibilizzare sulla trasmissibilità dell’aids…il tutto era in luganda, noi abbiamo capito poco ma sentito molte molte risate e qualcuna ce la siamo fatta anche noi a vedere le espressioni e i gesti degli attori. Dunque un argomento delicato che però riesce a mantenere attente numerose persone e farle divertire lasciando un messaggio che si spera ciascuno porti a casa e trasmetta in famiglia e tra gli amici…ma chi può dirlo…
INFO IN-FORMALI
Nel 2005 un’indagine del Ministero della Sanità ha stimato circa 915,400 tra adulti e bambini affetti da HIV/AIDS in Uganda.
La maggioranza delle infezioni era registrata a Kampala e nelle regioni centrale e del Nord, la maggioranza in aree urbane. Nel 2002 il 6,2% della popolazione totale ugandese era affetta da HIV/AIDS con un conseguente numero esorbitante di orfani.
(dati www.aidsuganda.org)
Bisogna anche ammettere che sono stati fatti molti passi avanti e che le campagne di prevenzione e sensibilizzazione stanno avendo i loro frutti nonostante ci siano in atto forti dibattiti in particolare relativamente alla campagna sull’astinenza sessuale. L’Uganda comunque è sempre citato come Paese in forte miglioramento dal punto di vista della lotta all’aids.
Non è sufficiente una paginetta per affrontare un tale argomento del quale ci stiamo informando anche noi poco alla volta…intanto vi raccontiamo le nostre esperienze dirette..a voi approfondire....;)
La giornata si è così svolta: partenza alle 13 di sabato dall’ospedale con le macchine, la scelta dell’orario a metà giornata è perché in genere il sabato è la giornata in cui la gente va a coltivare i campi ( i contadini ci vanno tutti i giorni ma chi ha un lavoro diverso puo’ andare a coltivare solo il sabato, e tutti hanno almeno un campicello) dunque solitamente la mattina, prima delle 14, non si trova nessuno in giro o disposto ad ascoltare.
Siamo partiti con le macchine e abbiamo recuperato vari membri dell’organizzazione lungo la strada tanto da stiparci in macchina in una decina, compreso il tamburo gigante con il quale avrebbero suonato di lì a poco.
Dopo un’ora abbondante di sterrato (durante la quale, come al solito, il Greg si è pacificamente addormentato) abbiamo raggiunto il villaggio che era la nostra meta. Abbiamo parcheggiato e scaricato la poche cose di allestimento di cui il gruppo aveva bisogno. Ci trovavamo di fronte al centro sanitario di villaggio, di secondo livello, dunque con possibilità di degenza. Io e Matte ci siamo stupiti della pulizia e ordine che trasparivano a colpo d’occhio, io mi sono anche recata alla toilette che consisteva in una latrina ma tutto sommato non puzzava neanche troppo e soprattutto c’era un bastoncino appeso al muro al quale era attaccata la carta igienica e fuori si trovava una piccola tanica piena d’acqua per lavarsi le mani! Comunque, ci siamo stupiti di questa pulizia e attrezzature anche perché guardandoci intorno eravamo immersi nella natura, più precisamente ci trovavamo molto vicini alla Mabira Forest, una foresta primaria che si trova poco lontano. Alzando lo sguardo sembrava di essere in mezzo al nulla e abbassandolo si poteva scorgere il generatore che dava la possibilità di avere lampadine in tutto il centro e probabilmente anche un frigorifero.
Dopo esserci sistemati i volontari di Mumyo (persone di diverse età, estrazione sociale, sia maschi che femmine) vestiti con gonna o pantaloni neri e la maglietta dell’associazione hanno appeso una stoffa colorata su due alberi ( ed ecco fatta la scenografia!) e si sono posizionati: loro e il tamburo. Hanno iniziato a cantare l’inno del Buganda (uno dei quattro regni di cui è composta l’Uganda e che corrisponde alla zona dove ci troviamo noi) durante il quale tutti gli spettatori si sono alzati e con tanto di mano sul cuore hanno cantato tutti insieme.
Finalmente sono iniziate le canzoni di prevenzione sull’AIDS, sull’igiene etc accompagnate dal tamburo e con qualche scenetta durante le quali il pubblico rideva divertitissimo.
In Uganda, ma anche in Tanzania, il canto o i poems vengono usati moltissimo come comunicazione sociale e sanitaria, la gente, anche gli analfabeti, in questo modo possono ricevere il messaggio in maniera accattivante e divertente e forse anche ricordare facilmente qualche strofa. E’ frequentissimo nelle scuole durante qualsiasi tipo di manifestazione vedere e ascoltare le scolaresche danzare a ritmo di canzoni che spiegano come prevenire la malaria, parlano di astinenza sessuale contro l’aids, insegnano le norme igieniche basilari…
Il canto e i tamburi qua sono davvero una parte fondamentale della vita della gente, a tutti i livelli sociali e a tutte le età.
Dunque anche nel nostro caso il modo migliore per far passare un messaggio importante come quello della prevenzione all’aids è cantare e i ragazzi di Mumyo si vedono tre volte a settimana per prepararsi e il sabato prestano le loro voci a servizio di questa grande causa.
Finito lo spettacolo di un’ora circa e accolti i dovuti applausi, ci siamo spostati in un altro villaggio, piu’ popoloso e vicino alla strada principale, lì ci siamo posizionati di fronte ad una scuola. All’interno di un’aula alcuni volontari di Mumyo e qualche infermiera e tecnici di laboratorio dell’ospedale di Naggalama eseguivano i test dell’HIV a chi si presentava volontariamente, facevano compilare una scheda e nel giro di qualche ora i risultati erano pronti e un paio di volontari formati e ben preparati facevano consulenza a chi chiedesse informazioni e soprattutto a chi veniva dato un risultato positivo (a fine giornata 8 sono risultati positivi su una sessantina che hanno fatto il test). Il “counselling” è una parte fondamentale di accompagnamento della persona infetta, attraverso il consulente ben preparato alla persona viene spiegato a cosa andrà incontro, quali sono i successivi passaggi e controlli che dovrà affrontare, viene seguito psicologicamente e gli si spiegano le possibilità di utilizzo di farmaci antiretrovirali e le relative conseguenze etc.
Mentre all’interno della scuola si svolgevano questi delicatissimi dialoghi, all’esterno gli altri volontari si esibivano di nuovo in canzoni e in un drama di circa un paio d’ore (una sorta di spettacolo teatrale) con tanto di costumi (molto semplici, si intende) che inscenava una situazione di vita quotidiana e il cuore era ovviamente sensibilizzare sulla trasmissibilità dell’aids…il tutto era in luganda, noi abbiamo capito poco ma sentito molte molte risate e qualcuna ce la siamo fatta anche noi a vedere le espressioni e i gesti degli attori. Dunque un argomento delicato che però riesce a mantenere attente numerose persone e farle divertire lasciando un messaggio che si spera ciascuno porti a casa e trasmetta in famiglia e tra gli amici…ma chi può dirlo…
INFO IN-FORMALI
Nel 2005 un’indagine del Ministero della Sanità ha stimato circa 915,400 tra adulti e bambini affetti da HIV/AIDS in Uganda.
La maggioranza delle infezioni era registrata a Kampala e nelle regioni centrale e del Nord, la maggioranza in aree urbane. Nel 2002 il 6,2% della popolazione totale ugandese era affetta da HIV/AIDS con un conseguente numero esorbitante di orfani.
(dati www.aidsuganda.org)
Bisogna anche ammettere che sono stati fatti molti passi avanti e che le campagne di prevenzione e sensibilizzazione stanno avendo i loro frutti nonostante ci siano in atto forti dibattiti in particolare relativamente alla campagna sull’astinenza sessuale. L’Uganda comunque è sempre citato come Paese in forte miglioramento dal punto di vista della lotta all’aids.
Non è sufficiente una paginetta per affrontare un tale argomento del quale ci stiamo informando anche noi poco alla volta…intanto vi raccontiamo le nostre esperienze dirette..a voi approfondire....;)
martedì 30 settembre 2008
30.09.08 RIFLESSIONI SU QUESTIONI QUOTIDIANE
Ci riteniamo persone abbastanza attente all’ambiente e ai consumi (o almeno ci piace pensare di esserlo) e comunque in Italia volendo è possibile farlo: puoi essere un ambientalista-nonconsumista-mangiatoredibiologico-
attentoaimarchiequiesolidali….
qua ci siamo trovati un po’ spiazzati. Ovviamente le nostre origini e le nostre possibilità ci portano ad alimentarci più o meno come a casa e dunque a rifornirci in grandi centri commerciali e supermercati della capitale dove si trova praticamente tutto quello che ad un occidentale può servire. Il problema che ci troviamo ad affrontare però è quello della scelta responsabile del prodotto, purtroppo per quanto riguarda la scelta dei marchi la varietà è piuttosto esigua infatti come tutti immaginerete gli scaffali dei supermercati africani sono stipati di prodotti Nestlè ma non solo…, infatti le alternative a questi marchi sono i prodotti Sudafricani che hanno praticamente il monopolio di tutto ciò che non è europeo o americano.
I prodotti di marchio europeo (compresi quelli italiani) molto spesso sono rimanenze degli scaffali dei supermercati dove vi rifornite quotidianamente voi e si può ben vedere dalle scadenze molto ravvicinate e dal colore delle confezioni: spesso scolorite e usurate. Il resto è “proudly south african” come viene evidenziato sulle confezioni. Questo vale per prodotti alimentari, elettrodomestici, abbigliamento etc. la situazione è invece diversa per quanto riguarda gli acquisti al mercato dove oltre ai prodotti locali (frutta e verdura) tutto il resto è cinese (giocattoli, abbigliamento, radio, elettrodomestici nuovi o usati, scarpe…).
Un marchio che ovunque nel mondo ci stiamo trovando di fronte è Bata (scarpe), è in ogni grande città e addirittura in Sri lanka ci ricordiamo che le scarpe venivano chiamate comunemente Bata (“avrei bisogno di un paio di bata”, “belle le tue bata nuove”)…non avevano un nome locale, o meglio, l’avevano ma non veniva utilizzato!Lo stesso qua vale per i pannolini usa e getta Pampers, solo in rari casi il pannolino viene chiamato nappie, molto più spesso si dice “cambio il pampers al bambino”, “il tuo bambino porta i pampers?” (inteso come pannolino generico, infatti qua a volte usano i ciripà o non li usano affatto).
Per quanto riguarda invece le buone abitudini ambientali era ormai entrata nella nostra quotidianità la raccolta differenziata…qua purtroppo ce la stiamo dimenticando infatti l’eliminazione dei rifiuti nella maggior parte dei casi avviene in questo modo: si raccolgono in sacchi, si getta il sacco in una buca abbastanza profonda nel giardino di casa, ogni tanto si appicca il fuoco e si brucia tutto (plastica compresa!) dunque a parte gli innumerevoli danni ambientali non vi dico la puzza che si respira in giro quando qualcuno brucia i propri rifiuti.
Purtroppo inoltre non c’è ancora un’educazione ambientale tale da portare la gente a fare attenzione a dove getta cartacce e rifiuti piccoli o grandi quotidianamente. Cannucce, bottiglie di plastica e vetro, sacchetti, tappi, confezioni di alimenti…tutto cio’ che uno si trova per le mani viene gettato a terra. Per noi ormai è un gesto inconcepibile e ci vengono i brividi ogni volta e dunque quando siamo in giro mi porto i rifiuti della giornata quasi sempre in tasca per 12-24 ore fino a che non trovo un pattume, non sempre facile da trovare! Però c’è da dire che a scuola lanciano il messaggio dell’attenzione a mantenere pulito peccato che poi non si trovino le pattumiere.
Beh insomma la nostra buona volontà di pseudo ambientalisti – pseudo acquistoprodottisolo responsabili etc. sta facendo spazio ad una minima essenziale attenzione…speriamo di non abbassare troppo la guardia!
p.s.
sono arrivati gli attesi ospiti:
Gal, Lina, Nella e Pollo …tre galline e un pollo come si può dedurre dai nomi…fino ad ora ci hanno regalato due uova!
attentoaimarchiequiesolidali….
qua ci siamo trovati un po’ spiazzati. Ovviamente le nostre origini e le nostre possibilità ci portano ad alimentarci più o meno come a casa e dunque a rifornirci in grandi centri commerciali e supermercati della capitale dove si trova praticamente tutto quello che ad un occidentale può servire. Il problema che ci troviamo ad affrontare però è quello della scelta responsabile del prodotto, purtroppo per quanto riguarda la scelta dei marchi la varietà è piuttosto esigua infatti come tutti immaginerete gli scaffali dei supermercati africani sono stipati di prodotti Nestlè ma non solo…, infatti le alternative a questi marchi sono i prodotti Sudafricani che hanno praticamente il monopolio di tutto ciò che non è europeo o americano.
I prodotti di marchio europeo (compresi quelli italiani) molto spesso sono rimanenze degli scaffali dei supermercati dove vi rifornite quotidianamente voi e si può ben vedere dalle scadenze molto ravvicinate e dal colore delle confezioni: spesso scolorite e usurate. Il resto è “proudly south african” come viene evidenziato sulle confezioni. Questo vale per prodotti alimentari, elettrodomestici, abbigliamento etc. la situazione è invece diversa per quanto riguarda gli acquisti al mercato dove oltre ai prodotti locali (frutta e verdura) tutto il resto è cinese (giocattoli, abbigliamento, radio, elettrodomestici nuovi o usati, scarpe…).
Un marchio che ovunque nel mondo ci stiamo trovando di fronte è Bata (scarpe), è in ogni grande città e addirittura in Sri lanka ci ricordiamo che le scarpe venivano chiamate comunemente Bata (“avrei bisogno di un paio di bata”, “belle le tue bata nuove”)…non avevano un nome locale, o meglio, l’avevano ma non veniva utilizzato!Lo stesso qua vale per i pannolini usa e getta Pampers, solo in rari casi il pannolino viene chiamato nappie, molto più spesso si dice “cambio il pampers al bambino”, “il tuo bambino porta i pampers?” (inteso come pannolino generico, infatti qua a volte usano i ciripà o non li usano affatto).
Per quanto riguarda invece le buone abitudini ambientali era ormai entrata nella nostra quotidianità la raccolta differenziata…qua purtroppo ce la stiamo dimenticando infatti l’eliminazione dei rifiuti nella maggior parte dei casi avviene in questo modo: si raccolgono in sacchi, si getta il sacco in una buca abbastanza profonda nel giardino di casa, ogni tanto si appicca il fuoco e si brucia tutto (plastica compresa!) dunque a parte gli innumerevoli danni ambientali non vi dico la puzza che si respira in giro quando qualcuno brucia i propri rifiuti.
Purtroppo inoltre non c’è ancora un’educazione ambientale tale da portare la gente a fare attenzione a dove getta cartacce e rifiuti piccoli o grandi quotidianamente. Cannucce, bottiglie di plastica e vetro, sacchetti, tappi, confezioni di alimenti…tutto cio’ che uno si trova per le mani viene gettato a terra. Per noi ormai è un gesto inconcepibile e ci vengono i brividi ogni volta e dunque quando siamo in giro mi porto i rifiuti della giornata quasi sempre in tasca per 12-24 ore fino a che non trovo un pattume, non sempre facile da trovare! Però c’è da dire che a scuola lanciano il messaggio dell’attenzione a mantenere pulito peccato che poi non si trovino le pattumiere.
Beh insomma la nostra buona volontà di pseudo ambientalisti – pseudo acquistoprodottisolo responsabili etc. sta facendo spazio ad una minima essenziale attenzione…speriamo di non abbassare troppo la guardia!
p.s.
sono arrivati gli attesi ospiti:
Gal, Lina, Nella e Pollo …tre galline e un pollo come si può dedurre dai nomi…fino ad ora ci hanno regalato due uova!
sabato 20 settembre 2008
19.09.08 LE NOVITA’ DI MR.GREG
Novità fisiche: Oggi compie nove mesi! Stanno spuntando i primi quattro dentini!
Nuove amicizie: Le amicizie si allargano e Mr. Greg fa sempre nuove conoscenze…
Da qualche giorno abbiamo iniziato a insegnare italiano ad una bimba che frequenta la scuola di fianco a noi che ha il papà italiano (ma non lo ha mai visto dunque sa poco della sua lingua e cultura), è mulatta ma da tutti viene chiamata la “mzungu” (bianca) come veniamo chiamati noi.
La sera, dopo che finisce le lezioni, viene vicino a casa nostra e mentre Gregorio passa di mano in mano di tutte le studentesse che se lo litigano io e Donatella proviamo a scambiare qualche parola in italiano.
Le fa piacere, dice, conoscere qualcosa in più delle sue origini e stare un po’ con dei bianchi…non deve essere facile per lei integrarsi, non lo è per noi adulti grandi grossi e ormai abituati…figurarsi per una bimba di dieci anni che vive in un collegio …
Altra novità… tra poco arriveranno degli ospiti fissi (o semi-fissi) a casa nostra! Stiamo preparando per loro una stanza nuova nuova…in giardino..eh già ci stiamo attrezzando per avere i polli! Abbiamo costruito una casetta in legno che sta per essere completata, il cibo è già stato acquistato…mancano solo loro! Non vediamo l’ora di vedere Mr. Greg come si comporterà con i suoi nuovi “amici”…
Nuove esperienze: questa settimana abbiamo fatto una “gita fuori porta” con il personale dell’ospedale per andar a fare vaccinazioni nei villaggi. Due giorni a settimana due infermiere o ostetriche vanno nei villaggi lontani dall’ospedale e dove non ci sono health centers per eseguire vaccinazioni a bimbi e donne in gravidanza, c’è una politica attentissima da questo punto di vista. Tutte le vaccinazioni vengono effettuate gratis e sono piuttosto complete fino all’anno di vita di ogni bimbo…è anche molto pubblicizzata l’importanza di questo intervento.
Siamo partititi dall’ospedale e abbiamo percorso strade sterrate (un po’ ci mancavano dalla Tanzania…) immerse in un verde acceso, una vegetazione rigogliosissima che contrastava con il rosso della terra…quando ci troviamo in situazioni come questa tutte le domande che a volte ci poniamo tipo “cosa ci facciamo qui?” svaniscono e tutto l’entusiasmo per questa esperienza viene fuori e ti ricarichi di energia positiva.
Dopo un’oretta di strada tutta scossoni (durante la quale Mr.Greg si è addormentato… come era abituato in pancia) siamo giunti in una raduretta vicino ad un edificio pericolante di mattoni… presto ci siamo accorti che era una scuola dalla quale sono usciti di corsa i bimbi per portare le panche su cui le infermiere avrebbero appoggiato l’attrezzatura. Poi sono tornati alla loro lezione in una stanza di una casa non finita in mattoni, pavimento di terra battuta, parecchi buchi alle pareti, due-tre panche e una lavagna. Noi ci siamo sistemati sotto ad un albero poco distante e poco alla volta hanno cominciato ad arrivare mamme con bimbi piccoli, la maggior parte arrivavano dai campi dove erano state a coltivare la terra. In genere le famiglie vengono avvisate da una persona che è in contatto con l’ospedale (mobilizer) e si accordano sulle date (in genere una volta al mese per villaggio), questo signore è della zona e passa ad avvisare tutti gli interessati che il tal giorno arrivano le infermiere a fare le vaccinazioni e così le mamme si fanno trovare all’appuntamento.
Prima, intanto che si aspettava l’arrivo di tutti, l’ostetrica ha chiacchierato con le mamme presenti sui loro dubbi e richieste particolari. Una volta giunte un buon numero di persone si è cominciato a pesare i bambini appesi alla bilancia agganciata al ramo dell’albero. Dopo di che ogni mamma con la sua cartellina clinica, che l’ospedale distribuisce per ogni bimbo, si faceva scrivere dall’infermiera il peso, disegnare il grafico di crescita del bimbo e segnare la data della prossima visita, infine si mettevano tutte in fila dall’altra infermiera per la vaccinazione. C’erano bimbi appena nati, di tre mesi, di nove e di un anno (queste le tappe delle vaccinazioni). Mentre Matte riprendeva con la telecamera, faceva foto e aiutava a pesare i bambini io e il Greg facevamo conoscenza con le altre mamme e bambini comunicando per lo più a gesti e osservandoci a vicenda… era bello essere mamma tra mamme, a volte con un bimbo in braccio vieni accettata meglio, ti sentono più vicina, non sei così lontana dalla loro realtà nonostante il colore della pelle anche se ovviamente è sempre uno stupore vedere un bimbo completamente bianco (e Greg lo è parecchio).
Dopo circa tre ore erano stati vaccinati e visitati 43 bambini, in qualche minuto l’area vicino all’albero era rimasta deserta, abbiamo raccolto l’attrezzatura dentro un piccolo scatolone, rimesso le panche nella scuola e saliti in auto… tutto è tornato come prima che arrivassimo, l’albero, il silenzio… pensare in Italia di quanta roba c’è bisogno per vaccinare un bambino o fargli una visita….
Nuove amicizie: Le amicizie si allargano e Mr. Greg fa sempre nuove conoscenze…
Da qualche giorno abbiamo iniziato a insegnare italiano ad una bimba che frequenta la scuola di fianco a noi che ha il papà italiano (ma non lo ha mai visto dunque sa poco della sua lingua e cultura), è mulatta ma da tutti viene chiamata la “mzungu” (bianca) come veniamo chiamati noi.
La sera, dopo che finisce le lezioni, viene vicino a casa nostra e mentre Gregorio passa di mano in mano di tutte le studentesse che se lo litigano io e Donatella proviamo a scambiare qualche parola in italiano.
Le fa piacere, dice, conoscere qualcosa in più delle sue origini e stare un po’ con dei bianchi…non deve essere facile per lei integrarsi, non lo è per noi adulti grandi grossi e ormai abituati…figurarsi per una bimba di dieci anni che vive in un collegio …
Altra novità… tra poco arriveranno degli ospiti fissi (o semi-fissi) a casa nostra! Stiamo preparando per loro una stanza nuova nuova…in giardino..eh già ci stiamo attrezzando per avere i polli! Abbiamo costruito una casetta in legno che sta per essere completata, il cibo è già stato acquistato…mancano solo loro! Non vediamo l’ora di vedere Mr. Greg come si comporterà con i suoi nuovi “amici”…
Nuove esperienze: questa settimana abbiamo fatto una “gita fuori porta” con il personale dell’ospedale per andar a fare vaccinazioni nei villaggi. Due giorni a settimana due infermiere o ostetriche vanno nei villaggi lontani dall’ospedale e dove non ci sono health centers per eseguire vaccinazioni a bimbi e donne in gravidanza, c’è una politica attentissima da questo punto di vista. Tutte le vaccinazioni vengono effettuate gratis e sono piuttosto complete fino all’anno di vita di ogni bimbo…è anche molto pubblicizzata l’importanza di questo intervento.
Siamo partititi dall’ospedale e abbiamo percorso strade sterrate (un po’ ci mancavano dalla Tanzania…) immerse in un verde acceso, una vegetazione rigogliosissima che contrastava con il rosso della terra…quando ci troviamo in situazioni come questa tutte le domande che a volte ci poniamo tipo “cosa ci facciamo qui?” svaniscono e tutto l’entusiasmo per questa esperienza viene fuori e ti ricarichi di energia positiva.
Dopo un’oretta di strada tutta scossoni (durante la quale Mr.Greg si è addormentato… come era abituato in pancia) siamo giunti in una raduretta vicino ad un edificio pericolante di mattoni… presto ci siamo accorti che era una scuola dalla quale sono usciti di corsa i bimbi per portare le panche su cui le infermiere avrebbero appoggiato l’attrezzatura. Poi sono tornati alla loro lezione in una stanza di una casa non finita in mattoni, pavimento di terra battuta, parecchi buchi alle pareti, due-tre panche e una lavagna. Noi ci siamo sistemati sotto ad un albero poco distante e poco alla volta hanno cominciato ad arrivare mamme con bimbi piccoli, la maggior parte arrivavano dai campi dove erano state a coltivare la terra. In genere le famiglie vengono avvisate da una persona che è in contatto con l’ospedale (mobilizer) e si accordano sulle date (in genere una volta al mese per villaggio), questo signore è della zona e passa ad avvisare tutti gli interessati che il tal giorno arrivano le infermiere a fare le vaccinazioni e così le mamme si fanno trovare all’appuntamento.
Prima, intanto che si aspettava l’arrivo di tutti, l’ostetrica ha chiacchierato con le mamme presenti sui loro dubbi e richieste particolari. Una volta giunte un buon numero di persone si è cominciato a pesare i bambini appesi alla bilancia agganciata al ramo dell’albero. Dopo di che ogni mamma con la sua cartellina clinica, che l’ospedale distribuisce per ogni bimbo, si faceva scrivere dall’infermiera il peso, disegnare il grafico di crescita del bimbo e segnare la data della prossima visita, infine si mettevano tutte in fila dall’altra infermiera per la vaccinazione. C’erano bimbi appena nati, di tre mesi, di nove e di un anno (queste le tappe delle vaccinazioni). Mentre Matte riprendeva con la telecamera, faceva foto e aiutava a pesare i bambini io e il Greg facevamo conoscenza con le altre mamme e bambini comunicando per lo più a gesti e osservandoci a vicenda… era bello essere mamma tra mamme, a volte con un bimbo in braccio vieni accettata meglio, ti sentono più vicina, non sei così lontana dalla loro realtà nonostante il colore della pelle anche se ovviamente è sempre uno stupore vedere un bimbo completamente bianco (e Greg lo è parecchio).
Dopo circa tre ore erano stati vaccinati e visitati 43 bambini, in qualche minuto l’area vicino all’albero era rimasta deserta, abbiamo raccolto l’attrezzatura dentro un piccolo scatolone, rimesso le panche nella scuola e saliti in auto… tutto è tornato come prima che arrivassimo, l’albero, il silenzio… pensare in Italia di quanta roba c’è bisogno per vaccinare un bambino o fargli una visita….
lunedì 15 settembre 2008
15.09.08 L'OSPEDALE DI NAGGALAMA
Cari amici, eccoci nuovamente qua!
Il capitolo di oggi vi introdurrà nel mondo dell’ospedale di Naggalama.
Il sistema sanitario ugandese e’ diviso tra “Health centre” di I di II di III e di IV livello e poi ci sono gli ospedali. I vari livelli differiscono nel tipo di servizi che vengono offerti, per esempio nei centri di I livello non c’e’ il reparto di degenza che invece e’ disponibile negli altri livelli. Ci sono ospedali pubblici, privati e privati - non profit, quale e’ l’ospedale in cui ci troviamo.
L’ospedale di Naggalama e’ completo: ci sono i reparti prenatale, post natale, reparto generale (maschile e femminile), clinica oculistica, x-ray ed ecografie, pronto soccorso, reparto dentistico, clinica HIV e sala operatoria per piccoli e grandi interventi.
L’ospedale e’ dotato di 100 posti letto ed e’ riferimento per una popolazione di circa 190,000 persone con circa 120 staff tra dottori, infermiere, ostetriche, personale di supporto (addetti alle pulizie e alla sicurezza). Essendo l’unico ospedale della contea, è il centro di riferimento per il sotto-distretto sanitario.
Il mio ruolo qui e’ “Technical Advisor” detto piu’ comunemente T/A che si puo’ tradurre piu’ o meno come Consulente.
In pratica il nostro progetto (CUAMM) prevede la sostenibilità del management dell’ospedale.
L’obiettivo è quello di rendere sostenibili e autonomi dal punto di vista gestionale tanto l’ospedale quanto il DHO (ufficio sanitario diocesano), attraverso un percorso formativo del personale locale, principalmente dei gestori e del personale clinico (medici, infermieri e responsabili di dipartimento) dell’ospedale e di garantire il supporto finanziario che consenta il riassetto della situazione economica, e quindi il raggiungimento di un equilibrio assicurato da una migliore efficienza e da personale più qualificato.
Per qualsiasi curiosità chiedeteci pure… e comunque anche noi stiamo scoprendo tutto a poco a poco…
Buon lavoro a tutti!
Il capitolo di oggi vi introdurrà nel mondo dell’ospedale di Naggalama.
Il sistema sanitario ugandese e’ diviso tra “Health centre” di I di II di III e di IV livello e poi ci sono gli ospedali. I vari livelli differiscono nel tipo di servizi che vengono offerti, per esempio nei centri di I livello non c’e’ il reparto di degenza che invece e’ disponibile negli altri livelli. Ci sono ospedali pubblici, privati e privati - non profit, quale e’ l’ospedale in cui ci troviamo.
L’ospedale di Naggalama e’ completo: ci sono i reparti prenatale, post natale, reparto generale (maschile e femminile), clinica oculistica, x-ray ed ecografie, pronto soccorso, reparto dentistico, clinica HIV e sala operatoria per piccoli e grandi interventi.
L’ospedale e’ dotato di 100 posti letto ed e’ riferimento per una popolazione di circa 190,000 persone con circa 120 staff tra dottori, infermiere, ostetriche, personale di supporto (addetti alle pulizie e alla sicurezza). Essendo l’unico ospedale della contea, è il centro di riferimento per il sotto-distretto sanitario.
Il mio ruolo qui e’ “Technical Advisor” detto piu’ comunemente T/A che si puo’ tradurre piu’ o meno come Consulente.
In pratica il nostro progetto (CUAMM) prevede la sostenibilità del management dell’ospedale.
L’obiettivo è quello di rendere sostenibili e autonomi dal punto di vista gestionale tanto l’ospedale quanto il DHO (ufficio sanitario diocesano), attraverso un percorso formativo del personale locale, principalmente dei gestori e del personale clinico (medici, infermieri e responsabili di dipartimento) dell’ospedale e di garantire il supporto finanziario che consenta il riassetto della situazione economica, e quindi il raggiungimento di un equilibrio assicurato da una migliore efficienza e da personale più qualificato.
Per qualsiasi curiosità chiedeteci pure… e comunque anche noi stiamo scoprendo tutto a poco a poco…
Buon lavoro a tutti!
sabato 30 agosto 2008
28.08.08 MR GREG SCOPRE IL MONDO DELL’INFANZIA UGANDESE…
Abbiamo notato alcune cose che ci sono sembrate divertenti relative al “mondo dell’infanzia”…
In questo momento Mr Greg si trova nel delicatissimo passaggio dello svezzamento e dunque cerchiamo il più possibile di attenerci alle istruzioni che ci sono state date in Italia sui vari passaggi da eseguire per raggiungere l’autonomia alimentare, ma ovviamente qua non si trova tutto oppure ci confrontiamo con i prodotti per lo svezzamento dei bimbi africani che giustamente da piccoli assaggiano quello che poi mangeranno da grandi dunque al supermercato si trovano gli omogeneizzati: yogurt e mango, guava, papaia, patate dolci, i preparati di pappine alla banana e frutti tropicali…! al mercato non trovo bietole e sedano (la base per brodi e passati per neonati in italia ) ma delle specie di bietole che si chiamano spinaci ma non sono come i nostri spinaci e dunque sono un po’ combattuta se svezzarlo a gusti europei (comunque trovo anche prodotti più o meno all’”occidentale”) o all’africana. C’è da dire che gli omogeneizzati del supermercato non sono di consumo comune a tutti i piccoli ugandesi, credo che la maggior parte vengano svezzati a porridge. Comunque credo che seguirò la strategia della via di mezzo così che il Mister Greg si abitui anche ai gusti tropicali…
Per continuare nelle differenze…i giochi: ultimamente il portico di casa nostra sta diventando un asilo-scuola elementare-sala da feste per bambini soprattutto perché sono tutti in vacanza da scuola e si radunano spesso da noi a giocare e io faccio da “animatrice” così che mi ritrovo bimbi dai 5 ai 10 anni tutti i giorni a casa. Per tenerli buoni ho cominciato a tirare fuori qualche giocattolo del Greg e questi ovviamente sono andati giù di testa ma il bello è che il Mr. Principino snobba i suoi bellissimi e coloratissimi e divertentissimi giocattoli perché preferisce nell’ordine: foglie secche, mollette, penne, tappi, frutti rotondi…dunque la scena che si presenta è di cinque o sei bimbi neri su di un sonaglio e un bimbetto bianco-latte che toccia le mani nella terra in cerca di pietruzze da cacciarsi in bocca… è giusto così!
Concludo con la sessione “trasporto bebè”: la classica immagine della donna con il bambino attaccato alla schiena qua non è così consueta come in Tanzania ma funziona lo stesso ed è comunque una scena che si vede spesso, ci si appoggia il pupo sulla schiena, lo si avvolge nella stoffa e poi si legano i lembi sul davanti…sembra una tattica molto funzionale, un po’ come il nostro marsupio o zaino da passeggiata e lì i bimbi stanno belli sereni ma…Gregorio no! Eh già perché Mr. Greg vuole vedere davanti, di fianco e dietro e tirare i capelli della mamma e parlare e camminare e sbracciarsi…il tutto ovviamente mentre è avvolto nella stoffa e dunque nel giro di pochi minuti mi sguscia di lato o da sotto o da sopra e devo toglierlo! Mi informerò se ai bimbi africani vengono dati dei sedativi prima di salire sulla schiena della mamma…
INFO IN-FORMALI
CUCINA!
Piatti tipici dell’Uganda che abbiamo assaggiato sono: il matoke (specie di polenta di banane…molto buono), il posho (polenta bianca), salsa di arachidi, cassava (un tubero simile alla patata), patate dolci (quelle conosciute da noi come patate americane), sumbusa (triangolini di “pasta”ripieni di piselli e poi fritti), palline di riso fritto… sperimenteremo altro e ve lo riporteremo.
Alla prossima puntata
P.S.
aggiornamenti rispetto alle puntate precedenti: al mercato ora riesco quasi a comprare e pagare da sola parlando in luganda!(con l’aiuto di qualche gesto, ammetto)
In questo momento Mr Greg si trova nel delicatissimo passaggio dello svezzamento e dunque cerchiamo il più possibile di attenerci alle istruzioni che ci sono state date in Italia sui vari passaggi da eseguire per raggiungere l’autonomia alimentare, ma ovviamente qua non si trova tutto oppure ci confrontiamo con i prodotti per lo svezzamento dei bimbi africani che giustamente da piccoli assaggiano quello che poi mangeranno da grandi dunque al supermercato si trovano gli omogeneizzati: yogurt e mango, guava, papaia, patate dolci, i preparati di pappine alla banana e frutti tropicali…! al mercato non trovo bietole e sedano (la base per brodi e passati per neonati in italia ) ma delle specie di bietole che si chiamano spinaci ma non sono come i nostri spinaci e dunque sono un po’ combattuta se svezzarlo a gusti europei (comunque trovo anche prodotti più o meno all’”occidentale”) o all’africana. C’è da dire che gli omogeneizzati del supermercato non sono di consumo comune a tutti i piccoli ugandesi, credo che la maggior parte vengano svezzati a porridge. Comunque credo che seguirò la strategia della via di mezzo così che il Mister Greg si abitui anche ai gusti tropicali…
Per continuare nelle differenze…i giochi: ultimamente il portico di casa nostra sta diventando un asilo-scuola elementare-sala da feste per bambini soprattutto perché sono tutti in vacanza da scuola e si radunano spesso da noi a giocare e io faccio da “animatrice” così che mi ritrovo bimbi dai 5 ai 10 anni tutti i giorni a casa. Per tenerli buoni ho cominciato a tirare fuori qualche giocattolo del Greg e questi ovviamente sono andati giù di testa ma il bello è che il Mr. Principino snobba i suoi bellissimi e coloratissimi e divertentissimi giocattoli perché preferisce nell’ordine: foglie secche, mollette, penne, tappi, frutti rotondi…dunque la scena che si presenta è di cinque o sei bimbi neri su di un sonaglio e un bimbetto bianco-latte che toccia le mani nella terra in cerca di pietruzze da cacciarsi in bocca… è giusto così!
Concludo con la sessione “trasporto bebè”: la classica immagine della donna con il bambino attaccato alla schiena qua non è così consueta come in Tanzania ma funziona lo stesso ed è comunque una scena che si vede spesso, ci si appoggia il pupo sulla schiena, lo si avvolge nella stoffa e poi si legano i lembi sul davanti…sembra una tattica molto funzionale, un po’ come il nostro marsupio o zaino da passeggiata e lì i bimbi stanno belli sereni ma…Gregorio no! Eh già perché Mr. Greg vuole vedere davanti, di fianco e dietro e tirare i capelli della mamma e parlare e camminare e sbracciarsi…il tutto ovviamente mentre è avvolto nella stoffa e dunque nel giro di pochi minuti mi sguscia di lato o da sotto o da sopra e devo toglierlo! Mi informerò se ai bimbi africani vengono dati dei sedativi prima di salire sulla schiena della mamma…
INFO IN-FORMALI
CUCINA!
Piatti tipici dell’Uganda che abbiamo assaggiato sono: il matoke (specie di polenta di banane…molto buono), il posho (polenta bianca), salsa di arachidi, cassava (un tubero simile alla patata), patate dolci (quelle conosciute da noi come patate americane), sumbusa (triangolini di “pasta”ripieni di piselli e poi fritti), palline di riso fritto… sperimenteremo altro e ve lo riporteremo.
Alla prossima puntata
P.S.
aggiornamenti rispetto alle puntate precedenti: al mercato ora riesco quasi a comprare e pagare da sola parlando in luganda!(con l’aiuto di qualche gesto, ammetto)
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