mercoledì 15 marzo 2017

15.3.17 del perchè non abbiamo ancora capito niente...in dieci punti

Eh già, non abbiamo ancora capito niente dell’Africa. Cosa si intende poi per Africa è tutta un'altra storia ma intanto alcuni tratti comuni nel nostro peregrinare ci sembra di averli trovati e noi con i nostri tratti comuni di wazungu, che non riusciamo a toglierci di dosso, continuiamo ad interrogarci e perseverare..

Di seguito un decalogo dei classiconi*

1.Continuiamo ad arrabbiarci se qualcuno non è puntuale ma se dici ci vediamo domattina alle 8 (  in Tanzania in verità devi dire  alle 2 perchè la giornata comincia alle 6 che è l’ora 0 e finisce alle 12  che sono le 6 del pomeriggio, cioè l’orario è dettato dal sole che sorge e tramonta e poi cominciano le 12 ore notturne) vuol dire che si intende domani mattina in mattinata prestino che siano le 8, le 9 , le 10 più o meno è lo stesso.

2. Inutile salutare la gente con un cenno della mano da lontano, sei un maleducato . Fermati, chiedi come sta, come stanno i famigliari, come va il lavoro, la salute etc. e poi congedati.

3. Non infuriarti anche se hai tutte le ragioni del mondo, non serve a niente e anzi vieni preso per pazzo quindi non otterrai l’effetto desiderato e anzi sarai deriso.


4. Se chiedi una Fanta pensando di chiedere una simil aranciata non stupirti se arriva una Fanta ananas o una Fanta uva, la bevanda richiesta non c’era ma ti hanno pur sempre portato una cosa che si chiama Fanta e che è al gusto “frutta”, di cui tu non immaginavi nemmeno l’esistenza quindi il problema è tuo.

5. In un mercato o per la strada  il prezzo di un bene che fanno a te dalla pelle sbiadita è spesso circa il triplo del prezzo reale quindi non sentirti male a contrattare. Io non lo faccio quasi mai e puntualmente girato l’angolo trovo qualcuno che sta comprando la stessa cosa ad un prezzo quattro volte minore.

6. Se stai comodo in sandali e pantalone di lino sappi che sei considerato uno sciattone, anche solo per una riunione di genitori a scuola la formalità e l’apparenza contano. Le donne hanno tutte due paia di scarpe di ricambio o in macchina o in un sacchetto: il tacco, e la ciabatta da infilare non appena nessuno ti vede.

7. Il sarto, il falegname,l’idraulico, l’elettricista ti diranno sempre che stanno arrivando, mettiti l’animo in pace e aspetta  senza pensare ad un orario definito; finito il lavoro ti diranno  che è tutto a posto,  non temere dovranno tornare almeno un paio di volte e spera di avere sempre gli attrezzi in casa perchè molto probabilmente dovrai prestarglieli tu.

8. Se c’è traffico e rimani bloccato 1 ora o anche più perchè hanno chiuso la strada, è perchè probabilmente deve passare qualche politico, mettitela via, sorridi e se sei un minimo assennato spegni la macchina e  stattene a 40 gradi intanto che respiri lo smog di tutti gli altri che invece tengono acceso per avere l’aria condizionata illimitatamente. E ricorda il punto 3.

9. Se piove e i bambini li mandano a casa da scuola in anticipo non interrogarti e non voler sporgere denuncia alla scuola che non ti ha avvertito, la risposta sarà “pioveva forte”  quindi scuole, uffici, trasporti tutto è giustificato a non funzionare.

10. Se ordini un pollo per una pausa pranzo veloce dopo un po’ comincerai a ballare sulla sedia e guardare l’orologio, molto probabilmente cominci a pensare che sono andati a prendere la gallina 
( viva)  in campagna, inutile agitarti ( ricorda il punto 3), la prossima volta o sai di avere una pausa pranzo di tre orette o vai al fast food ma non avrai lo stesso gusto del cibo fresco appena fatto!

Ecco allora spiegato il punto 1 del perchè gli orari sono flessibili...lungo il percorso potrebbe accadere di tutto: dalla strada chiusa, alla pioggia improvvisa, l’incontro fortuito con una persona che non si vedeva da un po’ di tempo, si è prolungato il servizio al tavolo, etc.  e noi che pensavamo di essere venuti a stare nella città  grande con i ritmi serrati da capitale e invece per certe cose che tu sia in villaggio o in città non cambia molto.

Continuiamo a stupirci, a infuriarci, ad essere frettolosi e continuiamo a non ottenere quello che volevamo, insomma non abbiamo ancora capito niente.


Viaggiatori , vi invito a togliere, aggiungere o modificare punti al decalogo  prendendo spunto dalla vostra esperienza personale!  

* questi sono alcuni episodi che capitano a noi  quindi è  una lista personale e volutamente spiritosa che non vuole generalizzare, offendere o categorizzare nessuno.

giovedì 2 marzo 2017

marzo 2017 nelmappamondo va in giro per il mondo...




...degli expat!

 expat.com
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buon "viaggio" !



martedì 28 febbraio 2017

28.2.17 perle di saggezza africana ...da annotare!


                             Dedicato a quelli che  pensano  di aver smarrito la via ...





- Sbagliando strada si impara a riconoscere la propria - 
( detto tanzaniano)



martedì 14 febbraio 2017

14.2.17 “I come from Italy” liberamente tratto da:- bimbi si presentano al resto del mondo -

“ I come from Italy” è una delle frasi più ripetute nell’ultimo paio di mesi, da quando siamo approdati in Tanzania. Per i miei bambini non è una frase di circostanza, è la loro completa identità in questo momento. Ci siamo trasferiti da poco e capita spesso di presentarsi: a scuola, in ufficio dal babbo, se si incontrano nuovi amichetti in spiaggia. Loro per riconoscersi, farsi riconoscere e dire al mondo chi sono usano le radici: dicono da dove vengono originariamente e che sono tre fratelli. I due pilastri della loro vita, le sicurezze, le cose “intoccabili” della loro esistenza.


Questo nuovo trasloco è stato più pesante di quelli passati: forse per l’età, forse perchè  in precedenza a Beira, in Mozambico, ci siamo fermati due anni e mezzo, più che in tutti gli altri posti, forse perchè a lungo andare cambiare spesso stanca. I tre G ancora non sono in grado di raccontare da che quartiere vengono, a malapena riconoscono le strade di questa gigante città dal nome così complesso ( Dar es Salaam, eppure lo pronunciano senza esitazione alla perfezione); non si sentono ancora parte della scuola, la frequentano da troppo poco tempo; non hanno iniziato ancora nuove attività pomeridiane. Molti bimbi alla loro età direbbero: "sono Tizio, abito a Vattelapesca, vado alla scuola Abc e faccio karate alla palestra Xyz". Solitamente il  mondo di un bimbo di sei, sette, otto o nove anni.


Greg e Gere invece con tutte queste cose non si identificano affatto, non ancora: hanno cambiato troppi indirizzi, troppe scuole, troppe attività e allora scavano in fondo, nel terreno dove sono piantati i piedi, dove sono le radici ben salde che non si sradicano nemmeno volando migliaia di km ogni anno."I am G., I come from Italy, I have 2 brothers” Punto, ecco chi sono.

Bagamoyo Beach -Tanzania
Da lì si può costruire tutto il resto, aggiungere dettagli  in mille lingue del mondo ma so da dove vengo, dove sono nato, e  che -"sì, è uno stereotipo confermato, mi piace la pizza e mangio quasi tutti i giorni la pasta ma no, non suono il mandolino e non sono mafioso". E - "ho due fratelli, che, per quanto ci diamo botte da orbi, sono la mia certezza e la mia forza, il mio rifugio nella tristezza e nella gioia".



A volte le elucubrazioni mentali da mamma, le notti insonni a pensare a come addolcire la pillola quando è amara possono essere tutte buttate nel secchio ascoltando di nascosto i bimbi come si relazionano al mondo, in una maniera tanto semplice e diretta che ha tanto da insegnare anche a noi adulti.
Sembra che abbiano preso alla lettera questo proverbio africano: "Quando non sai dove vai, ricordati da dove vieni" tanto semplice e vero.

Ebbene  io me lo sono chiesto, e voi? come vi presentereste al mondo in due frasi? Mica facile...


giovedì 26 gennaio 2017

26.1.17 Dar es Salaam: ad un mese dall’arrivo altalena tra curiosità e nostalgia

Il puzzle della nostra nuova vita a Dar es Salaam si sta componendo. L’inserimento in una nuova città, in un nuovo contesto, imparai ad un corso, avviene in genere dopo 6-8 mesi dall’arrivo. E’ sempre stata confermata questa teoria nei precedenti trasferimenti e questa volta ? 
Forse perchè torniamo in un Paese dove siamo già stati, seppure ormai dieci anni fa, mi chiedo se sarà più breve. 

Intanto alcuni segnali di integrazione si percepiscono dal fatto che ho la tessera fedeltà del supermercato vicino a casa, il numero di telefono di diversi conducenti di bajaj ( ape car che funge da taxi ) che mi possano scarrozzare e cominciano a conoscere i miei orari e percorsi abituali, i bimbi che si attaccano alle minime cose di cui si sta componendo la nostra nuova routine.

Dar es Salaam dopo dieci anni dall’ultima visita mi pare abbastanza sconvolgente in termini di sviluppo di grattacieli, strade asfaltate,  autobus rapidi etc.
Dar es Salaam, Tanzania: da casa nostra palme e grattacieli
 ma la vita nelle retrovie non è cambiata: nel percorso per andare a scuola ci divertiamo a vedere come si sveglia la città tra signore attrezzate con un panchetto di legno e un po’ di carbone  agli angoli delle strade che friggono pastelle, patatine, chapati  diventando l’equivalente del nostro espresso al bar andando al lavoro. I negozi che aprono i battenti  ed espongono la merce tutta insieme sul marciapiede: scope affianco all’acqua, abiti usati, carbone, succhi di frutta, ferri da stiro,detersivi, latte in polvere...quello che una volta da noi era il negozietto di quartiere prima che venisse mangiato dalla grande distribuzione qui c’è, ce ne sono e sono molto comodi.

Intanto  continuo a ripassare lo swahili, che stenta a riaffiorare forse per la pigrizia del mio cervello che comincia a rifiutare gli innumerevoli e repentini cambiamenti e un po’ affaticato dall’altalena dei sentimenti tipica dell’espatrio.


Ruvuma, Tanzania
La nostalgia infatti si fa sentire prepotente e ci sono giorni in cui spacca il cuore, ti chiedi perchè sei qui e non con il resto  della famiglia, con le radici. Succede soprattutto nei momenti molto tristi o molto felici e si sa che la vita ne è piena.
 Senti tutto il peso della scelta fatta, ti senti ancora più straniero in terra straniera, le distanze sembrano moltiplicate e mentre ti accartocci con questi pensieri tristi arriva una telefonata da tuo marito che è in giro per i progetti nelle zone rurali della Tanzania e ti dice di quanto sia precaria la situazione sanitaria nel Paese, di quanto lavoro ci sia da fare, ti manda fotografie di posti incantevoli accesi da terra rossa e colline verdeggianti, senti l’orgoglio per il lavoro che svolge e riesci a mandare giù il nodo alla gola e racconti ai bimbi di quanto sia grande e diversa  la Tanzania fuori dalla città sperando di mostrargliela al più presto.
E così vai avanti tenendo le tristezze e le malinconie in un angolino sempre pronte a saltar fuori ma aprendo bene le finestre del cuore alla nuova vita.

martedì 3 gennaio 2017

03.01.2017 BEN ARRIVATO e BEN ARRIVATI

Ben arrivato 2017 e ben arrivati a noi in Tanzania!
Un passaggio di anno, un passaggio di Paese, un passaggio di vita.
Mi sono ritrovata a compiere gli stessi gesti entrando in una nuova casa: la prima cosa che faccio, senza accorgermene, è mettere tovaglia e copri divani. Mi sono resa conto che è la stessa cosa che ho fatto tutte le volte che abbiamo cambiato casa ( e quindi Paese). Il primo giorno  per sentirci a casa abbiamo aperto  la cassa contenente le stoffe mozambicane e abbiamo ricoperto tutto di capulane ( stoffe colorate tipiche mozambicane).
Avevamo bisogno di rivedere i colori di casa, la nostra ultima casa, a Beira, in Mozambico anche se in realtà quei colori non sono molto diversi da quelli della Tanzania.
Successivamente i vestiti negli armadi, qualche fotografia, mappe dell'Italia e planisfero, i libri. Giorno dopo giorno si mescolano gli oggetti che escono da valigie e casse a qualche piccolo nuovo acquisto per comporre un nuovo nido che ci ospiterà per un po'. Un mescolarsi di oggetti e di sentimenti: nostalgia, paura, ebrezza, curiosità.
Le prime notti nella nuova casa sono difficili: troppi rumori e ombre nuove, i bimbi faticano ad addormentarsi e si svegliano spesso con il risultato che al mattino ci si ritrova in cinque nel lettone, per fortuna è king size!
In attesa di costruire la nostra nuova routine, iniziare la scuola, scoprire dove fare la spesa, i mezzi di trasporto  etc. io ripasso il mio arruginito kiswahili e i bimbi sperimentano la nuova lingua correndo per il compound gridando le poche parole conosciute e tentando di conversare con chiunque incontrino dai guardiani ai colleghi del babbo.
Buon anno nuovo, buone nuove scoperte, buona vita a tutti!
A prestissimo...


domenica 11 dicembre 2016

11.12.16 SOSPESI

Siamo sospesi in questo momento, come quando viaggi molto a lungo e cambi spesso aeroporto e ad un certo punto non sai più dove sei, che ore sono, da dove arrivi e dove andare. E’ un momento, un attimo, un flash. Poi ricomponi tutto e ti senti di nuovo in ordine. Ora siamo nel pieno del flash.


Abbiamo lasciato il Mozambico dopo due anni e mezzo, un Paese che all’inizio abbiamo fatto molta fatica a capire, un popolo che ci è parso chiuso nei confronti degli espatriati, la vita di città che inizialmente ci spaventava, l’ingresso nel mondo della scuola internazionale, conflitti e insicurezza per le strade   ma anche spiagge meravigliose, colori mozzafiato e soprattutto amici, amici e ancora amici che sono diventati quasi famiglia. Soltanto alla fine ci si è rivelato tutto l’affetto raccolto negli anni, anche dalle persone che ci parevano più distanti, meno interessate a noi. Ho ancora la sensazione addosso degli abbracci , delle lacrime, dei discorsi commoventi. Noi però ci siamo ricoperti di una scorza che ci protegge, ormai non versiamo più lacrime, sappiamo che arriva un momento in cui lasciamo tutto e tutti e ricominciamo altrove.

Questa volta nel mezzo c’è una parentesi  di calore, amore, luci, colori, brodo, pacchetti...avevamo bisogno di una ricarica di famiglia e così dopo anni passiamo il Natale in Italia, il primo inverno di Guglielmo, uno dei pochi Natali con il freddo per Greg e Gere, una ricarica di energia ( e di calorie) per me.

Davanti a noi la Tanzania, non quella che abbiamo vissuto io e Matte dieci anni fa, fidanzantini di 27 anni pronti a salvare il mondo spersi in un villaggio remoto, ma ci aspetta Dar es Salaam che ci spaventa per traffico, smog, confusione e ci affascina con le opportunità della grande città soprattutto per i bimbi. E un disincanto dopo 10 anni di cooperazione internazionale che ci fa vedere tutto con nuovi filtri.  Vita di città in cinque, un’altra cosa decisamente. A dimostrare che il mondo è piccolo ritroveremo amici incontrati in altri viaggi, in altri luoghi, in altre vite... Le aspettative sono poche per il momento,  anche questo abbiamo imparato: oltre a ricoprire bene il cuore per proteggerlo , a non cercare di immaginare troppo la nuova vita, così tutto quel che viene è scoperta e si prova a vederla in positivo...insomma ancora una volta chi vivrà vedrà.


Speriamo di rimanere "sospesi" il meno possibile...e una volta smontate le valigie ( e le casse, i sacchi, le borsine, i cesti...) di sentirci di nuovo a casa.