martedì 28 febbraio 2017

28.2.17 perle di saggezza africana ...da annotare!


                             Dedicato a quelli che  pensano  di aver smarrito la via ...





- Sbagliando strada si impara a riconoscere la propria - 
( detto tanzaniano)



martedì 14 febbraio 2017

14.2.17 “I come from Italy” liberamente tratto da:- bimbi si presentano al resto del mondo -

“ I come from Italy” è una delle frasi più ripetute nell’ultimo paio di mesi, da quando siamo approdati in Tanzania. Per i miei bambini non è una frase di circostanza, è la loro completa identità in questo momento. Ci siamo trasferiti da poco e capita spesso di presentarsi: a scuola, in ufficio dal babbo, se si incontrano nuovi amichetti in spiaggia. Loro per riconoscersi, farsi riconoscere e dire al mondo chi sono usano le radici: dicono da dove vengono originariamente e che sono tre fratelli. I due pilastri della loro vita, le sicurezze, le cose “intoccabili” della loro esistenza.


Questo nuovo trasloco è stato più pesante di quelli passati: forse per l’età, forse perchè  in precedenza a Beira, in Mozambico, ci siamo fermati due anni e mezzo, più che in tutti gli altri posti, forse perchè a lungo andare cambiare spesso stanca. I tre G ancora non sono in grado di raccontare da che quartiere vengono, a malapena riconoscono le strade di questa gigante città dal nome così complesso ( Dar es Salaam, eppure lo pronunciano senza esitazione alla perfezione); non si sentono ancora parte della scuola, la frequentano da troppo poco tempo; non hanno iniziato ancora nuove attività pomeridiane. Molti bimbi alla loro età direbbero: "sono Tizio, abito a Vattelapesca, vado alla scuola Abc e faccio karate alla palestra Xyz". Solitamente il  mondo di un bimbo di sei, sette, otto o nove anni.


Greg e Gere invece con tutte queste cose non si identificano affatto, non ancora: hanno cambiato troppi indirizzi, troppe scuole, troppe attività e allora scavano in fondo, nel terreno dove sono piantati i piedi, dove sono le radici ben salde che non si sradicano nemmeno volando migliaia di km ogni anno."I am G., I come from Italy, I have 2 brothers” Punto, ecco chi sono.

Bagamoyo Beach -Tanzania
Da lì si può costruire tutto il resto, aggiungere dettagli  in mille lingue del mondo ma so da dove vengo, dove sono nato, e  che -"sì, è uno stereotipo confermato, mi piace la pizza e mangio quasi tutti i giorni la pasta ma no, non suono il mandolino e non sono mafioso". E - "ho due fratelli, che, per quanto ci diamo botte da orbi, sono la mia certezza e la mia forza, il mio rifugio nella tristezza e nella gioia".



A volte le elucubrazioni mentali da mamma, le notti insonni a pensare a come addolcire la pillola quando è amara possono essere tutte buttate nel secchio ascoltando di nascosto i bimbi come si relazionano al mondo, in una maniera tanto semplice e diretta che ha tanto da insegnare anche a noi adulti.
Sembra che abbiano preso alla lettera questo proverbio africano: "Quando non sai dove vai, ricordati da dove vieni" tanto semplice e vero.

Ebbene  io me lo sono chiesto, e voi? come vi presentereste al mondo in due frasi? Mica facile...


giovedì 26 gennaio 2017

26.1.17 Dar es Salaam: ad un mese dall’arrivo altalena tra curiosità e nostalgia

Il puzzle della nostra nuova vita a Dar es Salaam si sta componendo. L’inserimento in una nuova città, in un nuovo contesto, imparai ad un corso, avviene in genere dopo 6-8 mesi dall’arrivo. E’ sempre stata confermata questa teoria nei precedenti trasferimenti e questa volta ? 
Forse perchè torniamo in un Paese dove siamo già stati, seppure ormai dieci anni fa, mi chiedo se sarà più breve. 

Intanto alcuni segnali di integrazione si percepiscono dal fatto che ho la tessera fedeltà del supermercato vicino a casa, il numero di telefono di diversi conducenti di bajaj ( ape car che funge da taxi ) che mi possano scarrozzare e cominciano a conoscere i miei orari e percorsi abituali, i bimbi che si attaccano alle minime cose di cui si sta componendo la nostra nuova routine.

Dar es Salaam dopo dieci anni dall’ultima visita mi pare abbastanza sconvolgente in termini di sviluppo di grattacieli, strade asfaltate,  autobus rapidi etc.
Dar es Salaam, Tanzania: da casa nostra palme e grattacieli
 ma la vita nelle retrovie non è cambiata: nel percorso per andare a scuola ci divertiamo a vedere come si sveglia la città tra signore attrezzate con un panchetto di legno e un po’ di carbone  agli angoli delle strade che friggono pastelle, patatine, chapati  diventando l’equivalente del nostro espresso al bar andando al lavoro. I negozi che aprono i battenti  ed espongono la merce tutta insieme sul marciapiede: scope affianco all’acqua, abiti usati, carbone, succhi di frutta, ferri da stiro,detersivi, latte in polvere...quello che una volta da noi era il negozietto di quartiere prima che venisse mangiato dalla grande distribuzione qui c’è, ce ne sono e sono molto comodi.

Intanto  continuo a ripassare lo swahili, che stenta a riaffiorare forse per la pigrizia del mio cervello che comincia a rifiutare gli innumerevoli e repentini cambiamenti e un po’ affaticato dall’altalena dei sentimenti tipica dell’espatrio.


Ruvuma, Tanzania
La nostalgia infatti si fa sentire prepotente e ci sono giorni in cui spacca il cuore, ti chiedi perchè sei qui e non con il resto  della famiglia, con le radici. Succede soprattutto nei momenti molto tristi o molto felici e si sa che la vita ne è piena.
 Senti tutto il peso della scelta fatta, ti senti ancora più straniero in terra straniera, le distanze sembrano moltiplicate e mentre ti accartocci con questi pensieri tristi arriva una telefonata da tuo marito che è in giro per i progetti nelle zone rurali della Tanzania e ti dice di quanto sia precaria la situazione sanitaria nel Paese, di quanto lavoro ci sia da fare, ti manda fotografie di posti incantevoli accesi da terra rossa e colline verdeggianti, senti l’orgoglio per il lavoro che svolge e riesci a mandare giù il nodo alla gola e racconti ai bimbi di quanto sia grande e diversa  la Tanzania fuori dalla città sperando di mostrargliela al più presto.
E così vai avanti tenendo le tristezze e le malinconie in un angolino sempre pronte a saltar fuori ma aprendo bene le finestre del cuore alla nuova vita.

martedì 3 gennaio 2017

03.01.2017 BEN ARRIVATO e BEN ARRIVATI

Ben arrivato 2017 e ben arrivati a noi in Tanzania!
Un passaggio di anno, un passaggio di Paese, un passaggio di vita.
Mi sono ritrovata a compiere gli stessi gesti entrando in una nuova casa: la prima cosa che faccio, senza accorgermene, è mettere tovaglia e copri divani. Mi sono resa conto che è la stessa cosa che ho fatto tutte le volte che abbiamo cambiato casa ( e quindi Paese). Il primo giorno  per sentirci a casa abbiamo aperto  la cassa contenente le stoffe mozambicane e abbiamo ricoperto tutto di capulane ( stoffe colorate tipiche mozambicane).
Avevamo bisogno di rivedere i colori di casa, la nostra ultima casa, a Beira, in Mozambico anche se in realtà quei colori non sono molto diversi da quelli della Tanzania.
Successivamente i vestiti negli armadi, qualche fotografia, mappe dell'Italia e planisfero, i libri. Giorno dopo giorno si mescolano gli oggetti che escono da valigie e casse a qualche piccolo nuovo acquisto per comporre un nuovo nido che ci ospiterà per un po'. Un mescolarsi di oggetti e di sentimenti: nostalgia, paura, ebrezza, curiosità.
Le prime notti nella nuova casa sono difficili: troppi rumori e ombre nuove, i bimbi faticano ad addormentarsi e si svegliano spesso con il risultato che al mattino ci si ritrova in cinque nel lettone, per fortuna è king size!
In attesa di costruire la nostra nuova routine, iniziare la scuola, scoprire dove fare la spesa, i mezzi di trasporto  etc. io ripasso il mio arruginito kiswahili e i bimbi sperimentano la nuova lingua correndo per il compound gridando le poche parole conosciute e tentando di conversare con chiunque incontrino dai guardiani ai colleghi del babbo.
Buon anno nuovo, buone nuove scoperte, buona vita a tutti!
A prestissimo...


domenica 11 dicembre 2016

11.12.16 SOSPESI

Siamo sospesi in questo momento, come quando viaggi molto a lungo e cambi spesso aeroporto e ad un certo punto non sai più dove sei, che ore sono, da dove arrivi e dove andare. E’ un momento, un attimo, un flash. Poi ricomponi tutto e ti senti di nuovo in ordine. Ora siamo nel pieno del flash.


Abbiamo lasciato il Mozambico dopo due anni e mezzo, un Paese che all’inizio abbiamo fatto molta fatica a capire, un popolo che ci è parso chiuso nei confronti degli espatriati, la vita di città che inizialmente ci spaventava, l’ingresso nel mondo della scuola internazionale, conflitti e insicurezza per le strade   ma anche spiagge meravigliose, colori mozzafiato e soprattutto amici, amici e ancora amici che sono diventati quasi famiglia. Soltanto alla fine ci si è rivelato tutto l’affetto raccolto negli anni, anche dalle persone che ci parevano più distanti, meno interessate a noi. Ho ancora la sensazione addosso degli abbracci , delle lacrime, dei discorsi commoventi. Noi però ci siamo ricoperti di una scorza che ci protegge, ormai non versiamo più lacrime, sappiamo che arriva un momento in cui lasciamo tutto e tutti e ricominciamo altrove.

Questa volta nel mezzo c’è una parentesi  di calore, amore, luci, colori, brodo, pacchetti...avevamo bisogno di una ricarica di famiglia e così dopo anni passiamo il Natale in Italia, il primo inverno di Guglielmo, uno dei pochi Natali con il freddo per Greg e Gere, una ricarica di energia ( e di calorie) per me.

Davanti a noi la Tanzania, non quella che abbiamo vissuto io e Matte dieci anni fa, fidanzantini di 27 anni pronti a salvare il mondo spersi in un villaggio remoto, ma ci aspetta Dar es Salaam che ci spaventa per traffico, smog, confusione e ci affascina con le opportunità della grande città soprattutto per i bimbi. E un disincanto dopo 10 anni di cooperazione internazionale che ci fa vedere tutto con nuovi filtri.  Vita di città in cinque, un’altra cosa decisamente. A dimostrare che il mondo è piccolo ritroveremo amici incontrati in altri viaggi, in altri luoghi, in altre vite... Le aspettative sono poche per il momento,  anche questo abbiamo imparato: oltre a ricoprire bene il cuore per proteggerlo , a non cercare di immaginare troppo la nuova vita, così tutto quel che viene è scoperta e si prova a vederla in positivo...insomma ancora una volta chi vivrà vedrà.


Speriamo di rimanere "sospesi" il meno possibile...e una volta smontate le valigie ( e le casse, i sacchi, le borsine, i cesti...) di sentirci di nuovo a casa.

giovedì 17 novembre 2016

17.11.16 FINALMENTE E' ARRIVATA

Quando arriva la prima in Africa è sempre, ovunque, che sia in città o in un villaggio sperduto, per chiunque, che sia un contadino o un business man, sempre, una emozione enorme.

La pioggia.

E' una sensazione fisica, una emozione che pervade corpo, mente e cuore.

Per mesi, anni, perchè l'anno scorso non è scesa, l'abbiamo attesa in un crescendo di calore, umidità, nuvole, elettricità che pervadeva l'aria...e da qualche giorno è arrivata e con le prime gocce ha dato il via alla stagione delle piogge, si spera.

E'  arrivata come una liberazione. I preparativi sono culminati in una notte di fulmini, tuoni e saette dando uno spettacolo unico e creando ancora di più  il "pizzicorino" alla pancia per l'attesa.

Il giorno dopo, lo scroscio dell'acqua ha fatto uscire i bimbi felici a giocare sotto la pioggia e Gulli ha pronunciato per la prima volta la parola "chuva" , pioggia in portoghese. L'ultima volta che aveva visto un temporale ancora non sapeva parlare...

Perfino le piante pareva sorridessero!
foto di Geremia


Stamattina ci siamo svegliati finalmente con il cielo terso, l'aria frizzantina, la luce del sole brillante, la sensazione di pulito. La gioia che solo l'acqua può dare ad una terra arida, sperando che il Paese cominci a rifiorire.

martedì 25 ottobre 2016

25.10.2016 Ancora in Mozambico pensando già alla Tanzania. Prodromi di agitazione da trasloco.

Traslocare è sempre traumatico, anche quando si trasloca da una stanza all'altra della stessa casa.

Traslocare, per la sesta volta in dieci anni, una famiglia di cinque persone da un Paese africano all'altro può essere a rischio di esaurimento nervoso.

Negli anni però ho imparato che il mantra “in qualche modo faremo, come abbiamo sempre fatto “ e “domani è un altro giorno” un po’ aiuta.

Il primo passo è la decisione, che porta con se’ tanti di quei passaggi emotivi sui quali probabilmente scriverò un libro.

Un volta appurato che si parte di nuovo, e si è coscienti della scelta fatta, ci si comincia a guardare intorno camminando per casa e iniziano i sudori freddi anche se ci sono 35 gradi. “Ma se non abbiamo comprato quasi niente in questi anni!” Ogni oggetto posato su una mensola, ogni asciugamano, ogni giocattolo viene scansionato mentalmente e inserito nelle cartelle del mio cervello : da regalare,da vendere, da mandare in Italia, da portare con noi. Poi ci sono le sotto cartelle : da regalare ad asilo, guardiani, associazioni, Tizio, Caio etc. E così prosegue la vita fino al giorno della chiusura delle valigie.

Trasporto essenziale ed ecologico-Uganda- by Matteo Capuzzo
In questo purtroppo non ci siamo affatto "africanizzati"!
Poi si comincia a pensare dentro a quanti kg deve stare tutta la vita di cinque persone, anche se la maggioranza sono personcine ma portano con se’ più kg di quanto pesi tutta la famiglia intera!
Idealmente starà tutto dentro qualche valigia e un paio di casse...idealmente. Non c’è mai stata una volta che abbia fatto i conti giusti, l’ultima settimana prima della partenza puntualmente bisogna comprare altre valigie, altre casse e riscrivere la lista da consegnare al cargo aereo almeno cinque volte. Gli ultimi giorni apro di nascosto di notte le casse e infilo cose senza che mio marito mi veda!

Mentre si comincia la selezione di ciò che è stato votato come irrinunciabile e ci seguirà anche questa volta, procedimento che meriterebbe un altro libro,  bisogna anche convincere gli amici che rimangono a comprarti le cose che vuoi lasciare ( ma che non  è che proprio le puoi regalare) tipo una lavatrice, una televisione, un’automobile... quindi ti scopri improvvisamente  una esperta di marketing “ questa lampada è quasi nuova, mai usata, te la do per soli..” oppure “ secondo me questo mobiletto fa proprio al caso tuo, lo potresti mettere...”.

Ecco ad oggi, ad un mese e mezzo dalla partenza verso la Tanzania, dopo due anni e mezzo di Mozambico siamo più o meno a questo punto: il caos più totale. Vorresti cominciare a mettere via qualcosa ma ancora ti serve, è ancora presto ma in verità già comincia a mancare poco alla partenza...il tutto condito da un bambino piccolo che appena vede uno scatolone tira fuori tutto e ci si infila dentro, uno medio che se scova una gamba rotta di un robot finita per sbaglio nella spazzatura la recupera e dice che è proprio quello che stava cercando e uno grande che non ne vuole sapere di farsi nuovi amici nel nuovo Paese...

Se a questo ci aggiungiamo una mamma che sta per finire un master, e chissà se ci riuscirà,  e deve andare in Italia una settimana a quindici giorni dalla partenza e un papà che delira dicendo che va da Beira a Dar es Salaam in Ape Cross...beh sembra quasi un film del terrore.

Nessuno mi chieda “come stai? Contenta della nuova avventura?”  ve lo dico quando comincia la nuova avventura. Adesso devo solo ripetermi “ in qualche modo faremo, come abbiamo sempre fatto...in qualche modo faremo...”  e bere tanti caffè.

Chi ci ama ci segua 
leggendoci..non in senso letterale!