lunedì 2 dicembre 2019

02.12.19 Il rientro in Italia - come stai tu?

Ci stiamo provando a stare in Italia.  Il fatto che non abbia scritto per moltissimo tempo sul blog la dice lunga. Non si ha mai tempo. 

Non si ha tempo per scrivere un post, così come fare una telefonata lunga ad un amico, fare una passeggiata senza meta, o banalmente fare sport per quanto mi riguarda. E anche leggere un post lungo ormai sembra difficile, tutto deve essere breve, immediato. E invece se mi stai leggendo ti interessa e hai pazienza! 
Eccomi quindi seduta a pc in cucina un sabato mattina presto mentre tutti ancora dormono e io come sempre non ci riesco, e allora eccolo il mio piccolo momento blog, l'ho trovato finalmente!

In Agosto 2018 siamo tornati in Italia stabilmente dopo 12 anni in Africa, prima  io e i bambini, qualche mese dopo ( troppi?) Matteo. L'ultimo post, poco prima di lasciare il continente africano era pieno di paure ma di coraggio , di ignoto ma di curiosità, di intenzioni e sogni da realizzare. E oggi? Come è questa Italia tanto agognata dagli italiani che vivono all'estero, questa Italia che abbiamo trovato trasformata dopo 12 anni, questa Italia che abbiamo lasciato da fidanzati e ritroviamo famiglia ( numerosa -come veniamo classificati)?

Il G grande doveva entrare in prima media; i nonni reclamavano a gran voce; la voglia di investire energie nel proprio paese, sono stati tra i motivi che ci hanno spinto a tentare di abbandonare la vita nomade e fermarci, rientrare "stabilmente".

I primi mesi sono stati di totale confusione dentro e fuori. La sensazione di essere in modalità centrifuga perenne. La sensazione di essere inadeguata, impreparata, sulle nuvole...a volte ho fatto domande che ho capito solo dall' espressione dell interlocutore non fossero opportune.
A prima vista sono una mamma italiana di tre figli italianissimi che frequentano quasi tutti gli ordini scolastici: dalla scuola dell'infanzia  alle medie ( ho imparato dopo un bel po' che si chiamano scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado!) dunque si suppone che sappia tutto ciò che riguarda la fascia di età 0-12 anni a livello scolastico, sanitario, sportivo, sociale etc.
 In verità... con una ricetta in mano dal pediatra chiedevo: "e adesso cosa devo fare? dove devo andare? a chi telefonare?" All' ufficio istruzione del mio comune dovevo chiedere cosa fossero i cedolini per avere i libri della scuola primaria; affannata fuori dalla scuola mi sono trovata a  supplicare qualche genitore di spiegarmi come registrarsi alla mensa scolastica affinchè i miei figli non rimanessero senza cibo! Per fare la spesa ci mettevo ore, persa tra gli scaffali che proponevano troppi prodotti, troppo di tutto, tale da confondermi e lasciarmi imbambolata non sapendo cosa scegliere.
Ho stressato tutti gli amici per chiedere quali compagnie telefoniche esistessero e come muovermi per installare internet in casa ...insomma su ogni aspetto sembravo una ragazzina uscita dalle nuvole...
In effetti sono partita che ero fidanzata e vivevo di pane e amore in un monolocale in affitto con la mia dolce metà senza TV, senza internet, a malapena un telefono cellulare non ancora smart!  Mi sono ritrovata in un complicatissimo mondo di madre di tre piccoletti, mi sembra tutto così complicato: ho passato i primi tre mesi a firmare documenti, privacy, liberatorie, fare fotocopie e comprare faldoni per classificare tutto. E' davvero tutto burocratizzato allo stremo. In Africa mi pareva più semplice, più immediato, più fisico, parlando si risolvevano molte cose, ma soprattutto le cose che facevamo erano poche. Lavoro ( che era anche vita privata, tutto mescolato insieme), famiglia, grigliate, e poco più.
Con il passare dei mesi ho imparato come muovermi nella giungla della scuola, degli sport, degli impegni extrascolastici, a gestire genitori, insegnanti, parenti, amici, colleghi. Eppure non ho mai tempo di soffermarmi, di salutare, di sapere davvero "come stai tu". 

I 3 G ad una delle manifestazioni "Fridays for future"
Appena tornati salutavamo tutti per strada, come si usa nei paesi africani: salutare, sorridere e se si conosce qualcuno soffermarsi per avere notizie di lavoro, casa, famiglia etc. Spesso venivamo guardati di sottecchi e in malo modo, qualcuno ad un nostro sorriso o cenno di saluto ha risposto " ma ci conosciamo?"  Abbiamo smesso, in fretta. Abbiamo accelerato il passo anche noi, continuiamo ad accelerarlo cercando una nostra velocità; in realtà mi sembra di andare a balzi e tentoni, di sbandare, frenare e accelerare continuamente. Pole pole-piano piano- come si direbbe in Tanzania, troveremo la nostra andatura.  Intanto ci guardiamo intorno ammirando le bellezze dell'Italia, godendoci il  fermento culturale, il cibo e il calore di amici e parenti.

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