Siamo sospesi in questo momento, come quando viaggi molto a
lungo e cambi spesso aeroporto e ad un certo punto non sai più dove sei, che ore sono, da dove arrivi e dove andare. E’
un momento, un attimo, un flash. Poi ricomponi tutto e ti senti di nuovo in ordine.
Ora siamo nel pieno del flash.
Abbiamo lasciato il Mozambico
dopo due anni e mezzo, un Paese che all’inizio abbiamo fatto molta fatica a
capire, un popolo che ci è parso chiuso
nei confronti degli espatriati, la vita di città che inizialmente ci
spaventava, l’ingresso nel mondo della scuola internazionale, conflitti e
insicurezza per le strade ma anche
spiagge meravigliose, colori mozzafiato e soprattutto amici, amici e ancora
amici che sono diventati quasi famiglia. Soltanto alla fine ci si è rivelato
tutto l’affetto raccolto negli anni, anche dalle persone che ci parevano più
distanti, meno interessate a noi. Ho ancora la sensazione addosso degli abbracci ,
delle lacrime, dei discorsi commoventi. Noi però ci siamo ricoperti di una
scorza che ci protegge, ormai non versiamo più lacrime, sappiamo che arriva un
momento in cui lasciamo tutto e tutti e ricominciamo altrove.
Questa volta nel
mezzo c’è una parentesi di calore,
amore, luci, colori, brodo, pacchetti...avevamo bisogno di una ricarica di
famiglia e così dopo anni passiamo il Natale in Italia, il primo inverno di
Guglielmo, uno dei pochi Natali con il freddo per Greg e Gere, una ricarica di
energia ( e di calorie) per me.
Davanti a noi la
Tanzania, non quella che abbiamo vissuto io e Matte dieci anni fa,
fidanzantini di 27 anni pronti a salvare il mondo spersi in un villaggio remoto,
ma ci aspetta Dar es Salaam che ci spaventa per traffico, smog, confusione e ci
affascina con le opportunità della grande città soprattutto per i bimbi. E un
disincanto dopo 10 anni di cooperazione internazionale che ci fa vedere tutto
con nuovi filtri. Vita di città in
cinque, un’altra cosa decisamente. A dimostrare che il mondo è piccolo ritroveremo
amici incontrati in altri viaggi, in altri luoghi, in altre vite... Le
aspettative sono poche per il momento, anche questo abbiamo imparato: oltre a ricoprire
bene il cuore per proteggerlo , a non cercare di immaginare troppo la nuova
vita, così tutto quel che viene è scoperta e si prova a vederla in
positivo...insomma ancora una volta chi vivrà vedrà.
Speriamo di rimanere "sospesi" il meno possibile...e una volta smontate le valigie ( e le casse, i sacchi, le borsine, i cesti...) di sentirci di nuovo a casa.