I fiori rigogliosi dai colori sgargianti, le aiuole ben curate, uccellini di ogni specie e colore che cantano e si rincorrono tra i cespugli, le siepi dalle forme disegnate….tutto induce a pensare ad un luogo di riposo e pace e il “visitatore” viene fuorviato da questo esplodere della natura e di colori e non si rende conto che sta entrando in un ospedale, il St. Luke Hospital.
Basta però addentrarsi tra i reparti e incontrare le mamme ( spesso anche i papà) con in braccio piccoli mucchietti d’ossa o bimbi gonfi come palloncini per rendersi conto della sofferenza che esiste,
basta ascoltare i racconti dei dottori che tornano a casa per la pausa pranzo e che raccontano della nottata di emergenze che hanno dovuto affrontare,
basta pensare che nella stagione delle piogge arrivano in pochissimi all’ospedale ( troppo difficile da raggiungere attraverso le tortuose strade sterrate che giungono dai villaggi), allora si pensa: e tutti quelli che sono “là fuori?”
Basta guardare gli uomini avvolti nella tradizionale coperta bianca, non si scorge nemmeno il viso a volte, basta guardare i calesse con cui le persone si avvicinano all’ospedale
per avvertire la sofferenza, la difficoltà che li porta da lontano
ma poi si osserva meglio
e si nota un papà dolcissimo con la propria figlia, la cura attento e amorevole
e riesce a far schiudere un sorriso.
giovedì 25 agosto 2011
martedì 9 agosto 2011
08.08.2011 GIORNI DI DOLORE
Questi sono per me giorni di profondo dolore per la perdita di un’Amica; lontana da lei, dagli amici e dalla mia città mi sento come in una bolla. Passa la voglia di interagire con il resto del mondo, di raggiungere qualsiasi scopo e ci si chiede perché si è partiti. Manca il calore di casa, ti senti come se fluttuassi nel vuoto, senza radici, ti guardi intorno e non trovi niente che ti sia famigliare, conosciuto, che ti dia conforto. La famiglia è tutto ciò che hai e mentre cerchi di rendere accogliente una casa che ti è estranea e la rimepi di oggetti che ti ricordano la tua vita precedente ti rendi conto che lo fai soprattutto per tenerti occupato mente e corpo. E’ vero, si creano nuove amicizie, si incontrano persone eccezionali ma a volte ricominciare sempre daccapo costa troppo, soprattutto in momenti come questo. Oggi ringrazio che piova da giorni, il cielo cupo, freddo…tutto rispecchia il mio stato d’animo e per ora non ho voglia di reagire, non ho voglia di sole, di luce.
01.08.2011 Mr. GREG AND Mr. GERE I PRIMI GIORNI A WOLISSO, ETIOPIA
Ed ecco che dopo diversi mesi dalla nascita di Geremia così curata e accudita nell’ospedale bolognese di cui vi raccontavo….ora i nostri piccoli eroi sono tornati in Africa, in un nuovo Paese: l’Etiopia.
Un anno fa scrivevo le prime impressioni dall’Angola e ora , dopo un figlio e nove mesi in Italia, scrivo le prime impressioni dall’Etiopia, da Wolisso. Siamo arrivati tre giorni fa, ancora siamo infreddoliti e stupiti dalla pioggia ma sapevamo il clima che ci avrebbe accolto: piena stagione delle piogge, altitudine sopra i 2000 metri….
Mr. Greg in questo momento è fuori a giocare con i suoi nuovi amichetti, due vicini di casa figli di un medico etiope dell’ ospedale presso cui lavora Matte… Geremia è con la baby sitter molto zelante che abbiamo “ereditato” dalla famiglia precedente.
Nel week end siamo stati al mercato della cittadina, una distesa di fango dove centinaia di venditori si ritrovano stendendo le proprie stuoie a terra, rischiando di essere calpestati da asini carichi di merci, calesse trainati da cavalli, uomini , donne e bambini vocianti e sghignazzanti al passaggio di un gruppetto di bianchi tra cui due bimbi. L’umidità sale dal terreno e gli odori si mescolano in un mix che mi fa girare la testa e comincia a far piangere Geremia. Gregorio è ammutolito e ci stringe la mano schivando zampe di asino o cavallo. Non appena ci soffermiamo ad una bancarella per acquistare un po’ di zenzero e peperoncino siamo circondati da donne più o meno anziane e bambini. Le prime baciano la mano del piccolo , snocciolano qualche parola in amarico e gli sputacchiano in viso…pare sia una benedizione, gli altri sghignazzano guardandoci e si sforzano di aiutarci con l’inglese nel nostro impacciato tentativo di acquistare spezie.
Il giorno successivo andiamo a mangiare in un ristorantino locale, scegliamo injera (pane tipico spugnoso) e carne di capra, un unico grande piatto da condividere e mangiare con le mani, a Mr. Greg piace molto questa soluzione e anche il cibo viene apprezzato!Il cameriere si sofferma a fare complimenti ai bimbi e accarezzando la testa di Geremia spiega in amarico ad Anna, la pediatra qui da diversi mesi che è quindi in grado di capire, che i suoi capelli così chiari sono come quelli di un anziano….ci fa sorridere e mi fa pensare a quanto diversi dobbiamo apparire agi occhi della gente. Poco prima passeggiando per la via principale della città (asfaltata e con il marciapiede) con il passeggino, una signora con un bimbo sulle spalle mi guarda e con aria interrogativa e gesti immagino mi chieda perché tengo mio figlio sul quel trabicolo e non lo prendo sulle spalle come sta facendo lei.
Un anno fa scrivevo le prime impressioni dall’Angola e ora , dopo un figlio e nove mesi in Italia, scrivo le prime impressioni dall’Etiopia, da Wolisso. Siamo arrivati tre giorni fa, ancora siamo infreddoliti e stupiti dalla pioggia ma sapevamo il clima che ci avrebbe accolto: piena stagione delle piogge, altitudine sopra i 2000 metri….
Mr. Greg in questo momento è fuori a giocare con i suoi nuovi amichetti, due vicini di casa figli di un medico etiope dell’ ospedale presso cui lavora Matte… Geremia è con la baby sitter molto zelante che abbiamo “ereditato” dalla famiglia precedente.
Nel week end siamo stati al mercato della cittadina, una distesa di fango dove centinaia di venditori si ritrovano stendendo le proprie stuoie a terra, rischiando di essere calpestati da asini carichi di merci, calesse trainati da cavalli, uomini , donne e bambini vocianti e sghignazzanti al passaggio di un gruppetto di bianchi tra cui due bimbi. L’umidità sale dal terreno e gli odori si mescolano in un mix che mi fa girare la testa e comincia a far piangere Geremia. Gregorio è ammutolito e ci stringe la mano schivando zampe di asino o cavallo. Non appena ci soffermiamo ad una bancarella per acquistare un po’ di zenzero e peperoncino siamo circondati da donne più o meno anziane e bambini. Le prime baciano la mano del piccolo , snocciolano qualche parola in amarico e gli sputacchiano in viso…pare sia una benedizione, gli altri sghignazzano guardandoci e si sforzano di aiutarci con l’inglese nel nostro impacciato tentativo di acquistare spezie.
Il giorno successivo andiamo a mangiare in un ristorantino locale, scegliamo injera (pane tipico spugnoso) e carne di capra, un unico grande piatto da condividere e mangiare con le mani, a Mr. Greg piace molto questa soluzione e anche il cibo viene apprezzato!Il cameriere si sofferma a fare complimenti ai bimbi e accarezzando la testa di Geremia spiega in amarico ad Anna, la pediatra qui da diversi mesi che è quindi in grado di capire, che i suoi capelli così chiari sono come quelli di un anziano….ci fa sorridere e mi fa pensare a quanto diversi dobbiamo apparire agi occhi della gente. Poco prima passeggiando per la via principale della città (asfaltata e con il marciapiede) con il passeggino, una signora con un bimbo sulle spalle mi guarda e con aria interrogativa e gesti immagino mi chieda perché tengo mio figlio sul quel trabicolo e non lo prendo sulle spalle come sta facendo lei.
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